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A spasso per la Polinesia Francese

29 luglio-20 agosto 2021 SECONDA VOLTA IN POLINESIA  + luglio 2024 TERZA VOLTA IN POLINESIA per la sola isola di Maupiti

COSTI: per più di tre settimana e 7 isole della polinesia, tutto incluso, 4000 euro a testa. Sembra impossibile!invece, grazie al Covid, è stato fattibilissimo. Per altro in altissima stagione, avremo incontrato forse una decina di turisti per isola, una vera e propria pacchia. Certo, è stato tutto da cardiopalmo ovviamente, tanti se e ma, partiamo se, siamo arrivati ma....insomma una vacanza decisamente faticosa per tutti i "rischi" del caso, ma con il senno di poi una delle migliori in assoluto!

Avvicinamento tattico a Parigi e valle della Loira è stato il primo step del viaggio.

Per covid in Italia nel 2021 abbiamo avuto questa assurdità: se si parte dall'Italia, un italiano che si reca fuori europa deve sottoporsi a quarantena obbligatoria di 15 giorni al rientro.

Allora: se vado in Polinesia dove ci sono 4 casi di covid e 4 turisti, dopo aver fatto 3 tamponi per entrare nel paese, devo comunque farmi 15 giorni. Se vado in Sicilia o in Grecia con 1000 persone, senza controlli, allora va tutto bene. 

E già qua abbiamo un problema. Inoltre, se si parte dalla Francia, con 3 tamponi sempre all'attivo, si arriva in Polinesia, poi si ritorna in Francia, allora tutto bene? ma se si torna in Francia e si è ammessi in unione europea, allora sono anche ammessa in Italia senza quarantena. Pare possibile?

Altra nota di colore...scoperta successivamente: l'assicurazione che abbiamo stipulato...pare non fosse valida!perchè non potendo noi italiani entrare in polinesia, o almeno, sconsigliati i voli extra europa dalla farnesina, avremmo potuto avere grossi guai in caso di assicurazione necessaria!Per fortuna non abbiamo avuto modo confermare questa affermazione!

Non ci facciamo domande aggiuntive che è meglio e quindi prendiamo la macchina e ci facciamo le nostre ore verso Parigi dove avremo il volo di 22 ore no stop (nel senso che atterremo a Toronto per il refill del carburante per 2 ore e poi continueremo verso Tahiti senza scendere dall'aereo).

Ovviamente anche prenotare il volo ha creato problemi, avevamo un volo con scalo a Los Angeles, che abbiamo dovuto annullare perchè non è possibile nemmeno atterrare negli Stati Uniti...ah si...gli americani con un tampone possono venire in Europa come meglio credono (infatti in Islanda c'erano solo americani), però noi europei non possiamo nemmeno fare scalo senza uscire dall'aereo...non aggiungo altro su come siamo in grado di calare le braghe. Le regole dovrebbero valere per tutti...per altro negli Usa la mascherina è in disuso da almeno 6 mesi, hanno pochi vaccinati e per altro i concerti e gli aggregamenti sociali sono ripresi da almeno inizio 2021....cosa che approvo in pieno, ma non vengano poi a raccontarci che noi siamo gli appestatori che nemmeno hanno il diritto di fare scalo. 

Quindi questo cosa ha significato? Che 10 giorni prima della partenza ci siamo ritrovati senza volo aereo, quindi ho cercato Air Tahiti, Air France....si parla di 4000-3000 euro a tratta a persona.....ok quindi la vacanza in Polinesia non poteva che essere diventata un vero miraggio!e invece, il miracolo è avvenuto! Penultimo sabato di luglio, ore 4 del mattino, rifaccio un tentativo ed eccolo lì, bello come il sole, una rivelazione, ho visto la luce: French Bee, low cost francese, scalo Toronto, 800 euro andata e ritorno a testa!no ma davvero?ho amato il popolo francese in quel momento!quindi...si parte!!!ovviamente, non prenoto nessun volo interno, nessuno albergo, lo avrei fatto solo una volta atterrata e in possesso di tampone negativo.

Comunque detto questo, dopo 15 ore di macchina decidiamo di fare un giro per vedere i castelli della Loira (Castello di Chambord, Castello di Blois, Castello di Cheverny), prima di passare una notte a Parigi e quindi partire la mattina dopo.

Per inciso, altro piccolo dramma del giorno prima: arriva una mail dalla French Bee che dice: solo questi covid test verranno accettati per poter essere ammessi all'aircraft...ovviamente controlliamo il nostro test che, come da copione, non c'è. Quindi cerchiamo per tutta Parigi la possibilità di fare uno di questi test, che sembrano sconosciuti ai più. Quindi prendiamo la decisione, ok chissenefrega, se riusciamo bene, se non riusciamo, bene ancora. Basta. Stiamo già soffrendo abbastanza, il fato deciderà le nostre sorti.
 

Quindi come è finita? Ovviamente bene!

In aereoporto a mala pena ci hanno controllato green pass e test covid, figuriamoci guardare il tipo...no comment. Facciamo queste 22 ore di volo, con stop di 2 ore, ma restando sull'aereo, a Toronto. Devo dire che è stato il volo meno traumatico tra tutti quelli mai fatti a lungo raggio. Sonnifero alla mano, ho dormito per 17 ore filate, nemmeno me ne sono accorta!

Atterrati in piena notte locale a Tahiti, fatti due tamponi, il primo rapido per farti uscire dall'aeroporto, il secondo molecolare per la libertà!

Tampone rapido negativo: usciamo quindi dall'aereoporto, prendiamo il taxi e ci facciamo portare al nostro lodge, il giorno dopo lo passeremo a Papeete in attesa del risultato del molecolare per poi prendere il primo volo che ho prenotato la sera stessa dell'arrivo in Polinesia direttamente dalla camera del lodge. Sì, perchè non ci sono praticamente turisti a Tahiti, quindi ho passato la notte a prenotare tutti i voli riuscendoci tranquillamente. Il primo sarà per Rangiroa  il giorno seguente.

Prenoto anche gli alberghi, trovo posto praticamente ovunque, con prezzi più che dimezzati, dove non trovo posto decidiamo di dormire in macchina oppure in tenda (ci siamo portati una tenda mini per questa occorrenza). Anche se con prezzi dimezzati, la Polinesia rimane cara, quindi alcune notti in tenda o in macchina fanno solo bene al budget, anche perchè i voli viaggiano di 100 euro in 100 euro quando va bene, anche solo per 20 minuti (e i traghetti ci sono anche, ma volutamente complessi da prendere, e ovviamente non abbiamo molto tempo per attendere traghetti e spendere tempo per le traversate).

In ogni caso: esiste un pass cumulativo dei voli sul sito di Air Tahiti (https://www.airtahiti.com/en/airpass-fares), viene definito come conveniente se si decidono di visitare le isole delle combinazioni prestabilite. Nel nostro caso, avendo deciso un tour differente, non è risultato appunto conveniente, quindi ci siamo presi i voli separati. Questa operazione è costosa, dannatamente. Da conteggiare circa 100 euro in media per le isole della società, almeno 200 per le Tuamotu (sale a 500 a tratta per le isole più remote come le Marchesi, le vedremo un'altra volta!).

A parte il traghetto da Papeete a Moorea, che è un grande classico e solo un pazzo prenderebbe un volo da Papeete a Moorea, appunto per le altre isole c'è ben poco se non il Maupiti Express, che permetterebbe di visitare anche l'isola di Maupiti, con info sul sito del turismo https://tahititourisme.it/it-it/attivita-commerciale/maupiti-express-ii/

Abbiamo deciso, per velocizzare il tutto, di prendere comunque gli aerei, fatto 30 poi...si fa anche 31...100 euro in più a questo punto non avrebbe inciso molto sulla vacanza, ma volendo l'alternativa del traghetto per alcune isole c'è, l'abbiamo visto anche partire!

Quindi ecco il giro finale:

Primi giorni alle Tuamotu, sono gli atolli corallini, a differenza delle isole della società che invece sono vulcaniche (insomma sono radicalmente diverse, le prime sono delle strisce di sabbia, le seconde delle isole vere e proprie con il vulcano solitamente nella zona centrale, con atolli corallini intorno, i famosi Motu). Difficile scegliere tra le Tuamotu: Rangiroa sicuramente necessaria perchè un pò come porta di ingresso delle isole, quindi abbiamo optato per Fakarava, per comodità di volo e anche di budget.

Le Tuamotu sono molte di più della isole della società, alcune molto piccole, con voli meno frequenti e più costosi, da qui il motivo nella scelta di due sole di queste isole. Durante la nostra prossima visita sicuramente un must have sembra essere l'isola di Mataiva.

- Papeete - Rangiroa (Tuamotu): obiettivo snorkeling (meglio se diving, ma con tutti i voli da prendere abbiamo deciso solo per lo snorkeling, che comunque è soddisfacente) nel Tiputa Pass. Abbiamo dormito in una pensione di una famiglia locale, cosa molto comune, insomma abbiamo dormito in casa di una famiglia polinesiana (questo abbatte i costi ovviamente). Nessun noleggio auto

- Rangiroa - Fakarava (Tuamotu): obiettivo visitare l'atollo in generale e le sabbie rosa. Abbiamo dormito nel giardino di una famiglia in tenda (che per giardino di una famiglia, intendo la spiaggia!) sia per questa sistemazione che per quella di Rangiroa è necessario scrivere una mail direttamente alla famiglia, non esiste booking, agodà o altri siti. Si scrive in francese, questo è stato sicuramente uno degli elementi un pelino più problematici!Nessun noleggio auto, si gira in bicicletta

- Fakarava - Bora Bora: obiettivo trekking nella foresta per salire sul monte secondario per ammirare il paesaggio, escursione in moto d'acqua nella laguna, tour della laguna. Abbiamo dormito prima in una terribile guest house, per la prima notte, quindi una notte in auto e 2 notti in hotel (preso a un terzo del prezzo il giorno stesso su Agodà). Noleggio auto

- Bora Bora- Raiatea/Taha: obiettivo kayak sul fiume e trekking nella giungla, visita a Taha. Dormito in auto e in una bellissima guest house. 

- Raiatea- Huahine: devo dire che Huahine l'ho aggiunta all'ultimo, alla fine...perchè no, vediamole tutte le isole della società!la cosa bella di airtahiti è che era possibile cambiare i voli utilizzando direttamente il credito di volo, anche pochi giorni prima. Non so se fosse un privilegio dell'era covid, ma questo ha permesso un cambio di itinerario pochi giorni prima, cambiando Raiatea-Papeete con uno Raiatea - Huahine, Huaine Papeete! Noleggio auto

- Huahine-Papeete, noleggio auto e subito traghetto per Moorea, ritorno a Papeete

Quindi, con volo low cost da 800 euro, noleggio auto praticamente in tutte le isole, tutti i voli interni (quindi 6 voli interni), traghetto per moorea, hotel a bora bora, campeggio a fakarava, guesthouse a rangiroa, bellissimo lodge a raiatea, dormire in macchina nel resto, sofitel per una notte a Moorea (800 euro solo per lui) più lodge per gli altri giorni, escursioni come verranno descritti, cibo solo alle roulotte tipiche e agli snack, il costo a cranio si aggira comunque sui 4000 euro per 19 giorni in polinesia.

Le escursioni partono tutte da almeno 130 euro circa (sono comunque escursioni di una giornata, tranne la moto d'acqua, che comunque costa!), abbiamo fatto il Tiputa Pass a Rangiroa, le sabbie rosa a Fakarawa, il tour della laguna a bora bora, la moto d'acqua a bora bora, il kayak a Raiatea, il giro di un giorno a Tahaa, snorkeling con le balene a Tahiti.

Non sono pochi soldi, ma così abbiamo visto praticamente tutte le isole della società e due Tuamotu, senza farci mancare nulla (dal nostro punto di vista ovviamente, abbiamo dormito solo una sera sulla water-villa, che comunque è cosa da fare almeno una notte!).

Quindi la polinesia si può fare, si, anche non in viaggio di nozze (in italia nostri amici hanno speso lo stesso per 2 settimane, e senza fare troppo i brillanti), quindi che dire....vale la pena, sicuramente ci torneremo per visitare le isole più remote!

Quale scegliere se non si vogliono fare tutte?personalmente non tornerei indietro, sono tutte diverse tra di loro e altrettanto interessanti. Sicuramente Bora Bora è la più scenica, il trekking sul monte mi è piaciuto da morire e il tour della laguna sia con la barca che in acqua scooter ti mostra dei panorami da paura.

Huahine mi è piaciuta molto per l'aspetto storico, è l'isola dei templi. Online si trova anche il fatto che si tratta dell'isola meno turistica, noi siamo stati fortunati perchè avremmo incontrato una decina di turisti per isola, quindi questo effetto non l'abbiamo colto, ma anche forse per questo che questa vacanza ci è piaciuta particolarmente!

Raiatea è l'unica dove poter fare kayak sul fiume e da questa siamo andati a Tahah: il giardino di corallo di Taha è spettacolare, in più abbiamo imparato molto sulle piantagioni di vaniglia, produzione rhum e fattoria delle perle (anche se si possono vedere in altre isole, questa escursione è stata molto completa).

Moorea se non si ha tempo, è davvero un must. Vicina a papeete, con il traghetto è un attimo, ha una laguna spettacolare (e si può stare sulla watervilla nella laguna piu bella ad un prezzo umano, 700-800 euro per notte, solo il Sofitel, gli altri hotel non sono sulla laguna migliore), si può fare trekking sia per arrivare al punto panoramico che nella giungla, è presente il viallagio TIKI dove vedere danze e mangiare il pasto tradizionale cucinato sotto terra (non lo abbiamo fatto, non sono particolarmente amante di questo genere di cose), è abbastanza vissuta dai locals, essendo vicino a Tahiti. Da girare comunque comodamente in auto.

Isola di Tahiti, ovviamente non c'è il mare delle altre isole, è ricca di cascate (vedere il report del giro del mondo dove abbiamo girato in lungo e largo l'isola) e un entroterra divertente da girare (in questo caso con il 4x4 di una escursione, con il baracchino che avevamo a noleggio è rischioso, si guadano fiumi!).

Da Rangiroa si passa spesso perchè c'è il diretto più comodo da tahiti, di per sè mi è piaciuta meno di fakarawa, ma il tiputa pass merita un veloce stop!

Fakarawa (o Tikeau, così dicono, non l'abbiamo vista) è imperdibile, non ero mai stata in un atollo corallino, è divertente da girare in bicicletta e l'escursione alle sabbie rose è pazzesca!).

Sottolineo che non abbiamo trovato una giornata che sia una di pioggia (a parte a Raiatea, ma ci siamo spostati lasciandocela alle spalle) perchè comunque dovrebbe essere alta stagione, la temperatura è perfetta, mai sopra i 30 gradi, la sera con una felpina si sta molto bene!zanzare praticamente non pervenute.

Per i pasti, unico modo di sopravvivere economicamente, perchè gli stipendi dei polinesiani sono alti, tremendamente alti, e quindi mangiare al ristorante costa, da mettere in conto almeno 50 euro a cranio per un piatto e bevanda non vino, è quello di mangiare nelle classiche roulotte (dove per altro vanno i locals) e agli snack (non sono roulotte, ma tipo baracchini mix con pub), mangiando pesce!

Per il bere, solo ed esclusivamente supermercatini locali, sempre per risparmiare!Abbiamo a volte preso lodge con cucina per cucinarci una pasta, dopo 3 settimane di pesce crudo non ce la facevo più nemmeno io!

L'alba è alle 5 e 30, alle 18 è buio, ho un fuso orario di 11 ore, quindi mi sono settata tranquillamente sull'alba e tramonto (soprattutto quando eravamo in tenda, con il tramonto non volava una mosca e non c'era un lumino per km a volte mi sono addormentata alle 18 direttamente, la bellezza di fakarawa è anche questa!)

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Day 1:

Che bello tornare a Papeete, in generale l'isola di Tahiti mi era piaciuta nel 2019, sia per la competizione di surf che per aver avuto la possibilità di vedere come vivono i polinesiani nella più grande isola della polinesia francese!

Non abbiamo noleggiato l'auto in questo caso, quindi, prima di prendere il volo per Rangiroa, abbiamo fatto un giretto per il porto, andando a mangiare alle solite roulotte il nostro primo di una serie, nauseante alla fine, di tonni crudi!

Al rientro, prima di prendere il volo di ritorno per l'europa, abbiamo noleggiato l'auto per andare a Moorea e abbiamo visitato un luogo di Papeete che avevamo mancato la prima volta, molto molto bello.

Si percorre la strada a salire verso il ristorante Belvedere, dove non abbiamo cenato, ma il panorama su quella strada è impagabile soprattutto all'alba e al tramonto!

Altra escursione che abbiamo fatto a Tahiti è stato lo snorkeling con le balene: allora attenzione attenzione. Non prendete lo snorkeling di gruppo, cercate una agenzia che vi porti privatamente. Costerà di più, ma è la cosa giusta da fare.

Noi eravamo in gruppo, abbiamo girato in barca e individuate le balene, che però erano a 500-600 metri buoni di distanza. Ci buttavano in acqua e ci dicevano di nuotare. Ma avete presente cosa vuol dire nuotare in oceano aperto, perchè siamo usciti dal reef ovviamente, per andare incontro a delle balene?io stavo collassando e ovviamente quando arrivavamo le balene erano belle che lonante, giusto qualche immagine rubata, ma sicuramente non quello che mi aspettavo.

Quindi fatevi un favore, già che si è qua, spendete di più e prendetevi una escursione privata.

Oltre tutto, durante il quinto tentativo ecco che succede: ero li che annaspavo cercando di raggiungere il gruppetto quando all'improvviso vengo trascinata di violenza dalla guida verso il centro del gruppo. Siamo tutti belli ammassati uno vicino all'altro, 15 persone appiccicate in mezzo all'oceano. E perchè?

Perchè sotto di noi stanno girando due squali di almeno 3 metri e mezzo, due squali seta. Ovviamente siamo tutti spaventati, la guida cerca di mantenere la calma e chiama a gran voce la barca. Filmo quello che sta succedendo sotto i miei piedi: due squali di dimensioni interessanti che ci girano intorno...neanche a dirlo, appena si avvicina la barca nemmeno controlliamo più la situazioni sotto di noi e ci buttiamo letteralmente sulla scaletta arrampicandoci senza nemmeno togliere le pinne!e.... chissenefrega delle balene!

Una volta in salvo chiediamo la pericolosità degli squali seta, "ma no! non sono pericolosi"

Cerchiamo nel web e cosa troviamo?Che esattamente in quella zona un paio di anni prima, una turista ha perso un seno e un braccio per un morso di uno suqalo seta, esattamente mentre stava facendo questa escursione....bene così....

https://www.researchgate.net/publication/354055826_Suspected_predatory_bites_on_a_snorkeler_by_an_oceanic_whitetip_shark_Carcharhinus_longimanus_off_Moorea_island_French_Polynesia

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DAY 2: Rangiroa

Dopo aver rischiato di perdere un braccio, come minimo, la sera prendiamo il volo per la prima delle Tuamotu, Rangiroa!

Arriviamo e ci facciamo venire a prendere dai proprietari della casa che ci ospita (manurani Homes). Lasciamo giù tutto e, al tramonto, iniziamo a esplorare i dintorni.

L'atollo ospita circa 300 abitanti ed è una striscia corallina divisa in parti dai famosi pass, fondamentalmente delle zone dove si interrompe l'atollo e l'oceano entra nella laguna. 

L'atollo è costituito da circa 250 isole e isolotti che si estendono su una superficie totale di circa 79 km². Si contano circa 100 passaggi, chiamati hoa, tra la laguna interna e l'oceano. 

Rimarremo qui solo una notte, quindi non ci spostiamo di atollo, rimaniamo nell'atollo dell'aereoporto, ma andando verso l'estremo dove è presente una zona con diversi snack, e il famoso Tiputa Pass. Da tener presente che Rangiroa è un pò particolare, in questa parte di atollo dove è presente l'aereoporto, non ci sono spiagge di sabbia fine paradisiache, sono spiagge fatte di corallo. Ovviamente facendo escursioni in barca si trovano anche quelle, ma rispetto a Fakarawa il panorama è completamente diverso.

Abbiamo camminato lungo la costa, non c'è molta sabbia, ma enormi pezzi di corallo!Arriviamo al TIputa pass dove dovrebbero passare diversi delfini, ovviamente non abbiamo visto proprio nulla, pace amen, ci fermiamo nei vari snack presenti al Tiputa pass (gli snack sono i ristorantini locali) dove ci mangiamo la nostra razione di tonno crudo!

Il giorno dopo ci offrono una baguette con della marmellata per colazione, che ho erroneamente mangiato, e ci facciamo venire a prendere dall'agenzia che organizza sia diving che snorkeling nel Tiputa pass.

Perchè è così famoso il Tiputa pass? Il Tiputa Pass è uno dei passaggi in cui si interrompe l'atollo corallino e l'oceano entra nella laguna e viceversa. A Rangiroa è presente un solo altro pass, Avatoru pass, che però è meno famoso. Il Tiputa è famoso per i delfini sicuramente, ma anche per diversi squali di buone dimensioni, squali limone, martello, mante di dimensioni notevoli, squali tigre che si possono ammirare anche solo facendo snorkeling.

Non andare assolutamente da soli, ma non perchè questi squali siano pericolosi, ma perchè le correnti sono molto forti. Sicuramente per fare questa escursione meglio saper nuotare discretamente. 

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Come dicevo...bisogna saper nuotare abbastanza bene, le acque sono mosse...molto mosse, la corrente forte.

Talmente che mentre ero in acqua ho iniziato a sentirmi male, era la baguette che voleva ripresentarsi violentemente.

Ci caricano sulla barca per vedere delfini, dopo pochi minuti arrivano vicinissimi alla nostra barchetta!ed eccola lì, la baguette che si ripresenta e via, un bel vomito praticamente in testa al delfino!

La guida mi guarda e mi dice un pò sconsolato "te la senti di buttarti per nuotare con i delfini?", ma certo perchè no!

Mi butto, la baguette si ripresenta un'altra volta, così per per ripulirmi, e sono pronta!

Bellissimi i delfini, bellissimi tutti gli squali che abbiamo visto, ma la nuotata è stata decisamente dura!Per fortuna che normalmente non soffro il mal di mare...o così almeno credevo fino alla spedizione in Antartide durante il capodanno 2023....

Day 3 Fakarava

Dopo il Tiputa Pass prendiamo il volo per Fakarava, la seconda isola corallina delle Tuamotu. Ci facciamo venire a prendere dai proprietari della casa, anzi della spiaggia che occuperemo, piantiamo la tenda nella sabbia e alle 17 e 30 dormo, sto ancora male dal Tiputa Pass, mentre il Fabry si fa il suo primo bagno.

Da notare che alle 18 diventa buio e alle 5 e 30 si ha l'alba, dormo qualcosa come 12 ore finale e mi riprendo dall'avventura di Rangiroa.

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Il giorno dopo facciamo colazione con il Firi Firi, pastella fritta offerta dai proprietari di casa (village Tekopa), e noleggiamo la biciletta!

Perchè questo atollo corallino si gira in bicicletta. 

La forma di Fakarava è approssimativamente rettangolare e la sua lunghezza è di 60 km per 21 km di larghezza, presenta una vasta e profonda laguna centrale che copre una superficie di 1112 km², collegata all'oceano da due canali, il principale dei quali si trova a nord-est, ed è noto come Passe Garuae. Abitata solo da 700 abitanti!

Andiamo fino al Passe in biciletta e torniamo indietro al resort dell'isola, unico presente, dove mangiamo allo snack dello squalo dormiente. Sembrerebbe che in quella zona girasse uno squaletto di barriera, con un fare placido, da qui Squalo Dormiente.

Ci mangiamo....pesce crudo e riso come al solito e torniamo a sera con la nostra bicicletta alla tenda!

Prima di andarcene dall'hotel (Havaiki lodge, carino, ma troppo costoso secondo la mia opinione, la tenda è stata una soluzione molto interessante), ci fermiamo e prenotiamo l'escursione alle sabbie rosa (Tetamanu) direttamente con l'agenzia del resort, avendo cercato online le recensioni di questa agenzia rimangono le migliori!

Per altro Il nome originale dell'isola è proprio Havaiki, nelle leggende polinesiane, la terra che accoglie tutte le anime e dove queste si rincarnano negli esseri marini.

Day 4: 

Il giorno dopo ci vengono a prendere con una barchetta, siamo noi due con una famiglia di francesi, percorriamo tutto l'atollo principale, superiamo il passe e andiamo verso una parte di atollo dove è presente l'insediamento di Tetamanu. Fondamentalmente si può scegliere dove pernottare, noi abbiamo deciso la parte di atollo con Rotoava, che è la città principale, oppure sarebbe stato possibile pernottare nella zona di Tetamanu. La scelta è ricaduta su Rotoava, che si trova appunto sull'atollo principale, dove si può girare anche in bicicletta. Tetamanu è un fazzolettino di terra, sperduto, dove non si può far altro che stare nel proprio lodge o fare diving.

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Dal mio punto di vista la scelta è stata azzeccata, a meno che nn si vogliano fare solo immersioni tutti i giorni, allora essere già a Tetamanu aiuta! Perchè dalla nostra tenda al villaggio di Tetamanu sono passare circa un paio d'orette in barca!

Arriviamo, ci fanno vedere la chiesa locale, praticamente unica cosa presente oltre al resort, ma già sul pontile vediamo pesci napoleone e i nostri primi squaletti, principalmente pinna nera e grigi, sempre in caccia di piccole prede e non mancano naturalmente altri 'animali marini' grandi come pesce spada, delfini, mante, aquile di mare e tonni.

CI fanno immergere e proviamo l'ebrezza di entrare nei canaloni dove lo spettacolo è emozionante, gli squali non sono più protagonisti e lasciano il posto a una quantità incredibile di altri pesci che in alcuni punti crea una vera e propria barriera di pesce su un fondale interamente ricoperto dal corallo. Nei canaloni ci si fa trasportare dalla corrente, praticamente non si nuota, si sta fermi e ci si lascia trascinare seguendo una traiettoria circolare intorno a una "montagna" sottomarina. Da un lato questa colonna di coralli, dall'altro lato, il blu!

Riprendiamo la barca e andiamo in mezzo al nulla per altri 30 minuti fino ad arrivare alle spiagge rosa: sono chiamati così dei motu, o isolette di sabbia rosa che punteggiano la zona a sud dell’atollo, in corrispondenza della passe Tumakohua.

Tante isolette ricoperte di palme, lingue di sabbia rosa e la possibilità di raggiungerle una dopo l’altra camminando nell’acqua bassa dei canali fra di esse. Quindi solo sabbie rosa, palme, squali, davvero una sensazione indescrivibile, nemmeno le foto rendono giustizia!

Pescano un paio di pesci di barriera e ce li cucinano, il resto del tempo lo passiamo a guardare gli squali e passeggiare tra i vari mini atollini rosa.

Day 5: Bora Bora

Verso le 18, quindi con il buio, prendiamo il volo da Fakarava a Bora Bora, volo pieno di persone che tossiscono come se non ci fosse un domani, per fortuna abbiamo finito di tamponarci e soprattutto...non serve per tornare indietro!

Arriviamo a Bora Bora con il buio, prendiamo il traghetto pubblico (sempre circondati di tisici) e arriviamo al molo dove ci aspetta il proprietario della casa dove alloggeremo solo quella sera, a Vaitape, la città principale, (modica cifra, ma posto abbastanza imbarazzante che non consiglio minimamente, Sunset Hill). Il giorno dopo scendiamo a piedi (300 metri al molo di Vaitape), noleggiamo l'auto all'avis e via, si parte con l'esplorazione dell'isola!

Premetto, Bora Bora probabilmente vince su tutte le isole. Il trucco è alloggiare nell'isola e non negli atolli, i motu.

Per due motivi: prima di tutto se si alloggia sui motu si spende un sacco di soldi 1000-2000-3000 euro e così via a notte, personalmente trovo una cosa molto stupida, anche ad averceli, che cosa potrà mai potranno offrire queste strutture di così fantasmagorico?ma questa rimane una opinione personale, uno può anche spenderli, ma soggiornare sul motu vuol dire mare e basta (e questo è il secondo motivo), prendere traghetto per arrivare sull'isola principale e ovviamente prendere escursioni per la laguna (che si possono prendere anche dall'isola principale). Esiste anche un campeggio direttamente sul motu, ma non me la sono sentita, avremmo dovuto trovare un "taxi" barcaiolo e portare il cibo e l'acqua oltre che la tenda.

Molti sottolineano di essersi annoiati a Bora Bora, che si fa in 3-4 giorni?a parte spiaggia e mare?basta non stare nei motu che si trovano cose da fare! Siamo stati 4 giorni senza annoiarci minimamente, con solo mezza giornata di mare da spiaggia per altro!

Detto questo, abbiamo passato la seconda notte in auto, la terza e la quarta in hotel (Hotel Royal Bora Bora) preso il giorno prima a un terzo del prezzo (ma questo è stato probabilmente possibile solo in epoca covid, non c'era praticamente nessuno, giusto qualche francese e qualche americano). La scelta dell'hotel Royal si è basata sul prezzo (185 euro due notti) e la posizione, perchè senza dubbio la spiaggia dell'isola (non dei motu) più bella in assoluto si trova a sud, spiaggia di Matira e questo hotel è vicinissimo. 

Tornando a noi:

Day 6 primo giorno: in meno di un'ora, facendo con calma, percorriamo in auto il perimetro dell'isola, il nord e la zona est praticamente deserta!

Comunque interessante vedere la vita placida e tranquilla dei locals, siamo passati due volte nell'arco di 6 ore dallo stesso punto e almeno una decina di persone lungo tutta l'isola le abbiamo trovate sempre nello stesso punto in panciolle, bella la vita!!

Il meteo non è perfetto, non piove, ma è nuvoloso, quindi decidiamo di fare un bel trekking per arrivare in un punto panoramico e per vedere i cannoni, infatti durante la Seconda guerra mondiale, Bora Bora ospitò una base statunitense, comprensiva di 5.000 soldati e 9 navi. L'isola fu dotata anche di un sistema di fortificazioni, per difendersi dagli attacchi dei giapponesi.

Costruiranno, durante i primi cinque mesi di permanenza la pista dell’aeroporto, delle piattaforme antiaeree e d’artiglieria, dei bunker e delle caserme, dei pontili, ridisegnano la strada, migliorano il sistema di distribuzione dell’acqua e costruiscono la prima centrale elettrica. 

La base servirà come punto di rifornimento sulla rotta delle Isole Salomone. 

Perché proprio a Bora Bora? laguna grande e profonda, una sola passe, facilmente controllabile.

Sul navigatore mettiamo Fa'anui, venendo da Vaitape si vede un cancello sulla destra e un posto dove parchegiare sulla sinistra. Lasciamo l'auto e entriamo nel cancello che porta a un sentiero. Fa un caldo atroce e umido, quindi ovviamente per fare forse un paio di km in salita ci mettiamo 4 ore, ma devo dire che dall'alto il panorama è impagabile!

Sia questa salita che l'escursione ai cannoni (segnare sul navigatore monte Poopooureroa, è necessario pagare l'ingresso alla signora che placida e tranquilla attende all'ingresso) vengono vendute nell'escursione in 4x4, ma ovviamente noi abbiamo preferito noleggio auto e escursione a piedi da soli

Day 7 secondo giorno, andiamo a mangiare una pizza (sì una pizza, non ce la facevo più a mangiare solo pesce crudo oppure al massimo burger di pesce) da Iaorana gelato (il gelato è buonissimo)! Da ricordare che, nonostante i diversi polli presenti in ogni isola, la carne che cucinano i polinesiani è tutta di importazione, mentre il pesce è freschissimo e non è infestato da parassiti (cosa tipica dei nostri mari, ma non del pacifico, quindi si può mangiare pesce crudo senza abbatterlo). Ovviamente noi abbiamo mangiato sempre dagli Snack o anche dalle roulotte tipiche, dove per altro mangiano i locals. Quindi non abbiamo mai mangiato carne, solo ed esclusivamente pesce, essenzialmente crudo. Patatine fritte il fabry, io il riso in bianco, per riempiermi lo stomaco!Quindi, dopo 10 giorni di latte di cocco aromatizzato al tonno, una pizza mi era necessaria!

Lasciamo la macchina in hotel e ci facciamo una passeggiata lungo tutta la punta sud dell'isola, e ci fermiamo per un pomeriggio rinfrescante alla spiaggia di Matira.

Day 8 terzo giorno: escursione di una giornata intera per la laguna. Queste escursioni sono così costituite (tutte uguali), prima di tutto ti vengono a prendere al pontile dell'hotel, qualunque esso sia se dal lato "giusto" dell'isola, ovvero nei pressi di Matira, e si fa il primo stop presso il motu Pitiuu Uta, dove si trova il giardino dei coralli e l'aquarium (una zona particolarmente ricca di pesci). Riusciamo a vedere anche un pericolossimo pesce pietra!

L'acqua ha un colore pazzesco, come una piscina (trasparente quanto la piscina dell'americano che è con noi, ha voluto puntualizzare...)!

Come secondo stop si va oltre il reef per fare il bagno con gli squali di barriera, passando di fianco ai vari resort (la guida deliziava i nostri amici americani sottolineando il costo di ogni albergo nei motu, "guardate, questo cosa 3000 euro a notte, questo 1000", poi ci guarda e ci dice "voi siete in quello economico"...avrei potuto deliziare i portatori di pace e democrazia dicendo che sono italiana e in quanto tale povera per definizione, ma ho solo sottolineato al gruppo che il nostro hotel DEVE essere economico, ed è importante che lo sia!).

Oltre il reef, bellissimo anche lo snorkeling con gli squali di barriera, mentre come terzo step ci portano in una zona di laguna con acqua molto bassa dove nuotano diverse razze.

Ultimo stop, un motu privato dell'agenzia, dove si è mangiato....pesce crudo, ma anche un dessert tipico di banana, un banana pudding buonissimo, e l'immancabile riso. Abbiamo pranzato con come piatto una foglia di banano, su dei tavolini immersi praticamente nell'acqua con le razze che si avvicinavano ai piedi.

Insomma una escursione davvero bellissima, e la conclusione anche abbastanza divertente. Il barcaiolo al rientro fa scendere i suoi facoltosi amici ai vari resort, con mance che arrivano fino ai 20 dollari...quindi lascia noi e ci chiede i soldi: "scusaci, siamo italiani, alloggiamo nel resort per poveri, non possiamo permetterci la mancia!", beccatela lì!

Day 9 quarto giorno, passiamo la mattinata nella spiaggia dell'hotel (che è di fianco a Matira beach, avrei voluto soggiornare in una delle guest house su Matira beach, ma erano tutte piene!) e il pomeriggio facciamo 3 ore di acqua scooter. Praticamente facciamo tutta la laguna in acqua scooter, mi sono divertita da morire!concludiamo con pranzo (la sera gli snack migliori sono chiusi, sono aperti i ristoranti turistici degli hotel) allo snack Matira, ovviamente proprio sulla spiaggia.

Quindi 4 giorni pieni passati senza annoiarci minimamente!

Day 10 e 11 Raiatea:

Prendiamo il volo verso mezzodì e arriviamo a Raiatea, dove fatichiamo a trovare un'auto (tutte le agenzie di noleggio piene, l'altra metà chiusa per ferie, grazie alla reception dell'hotel di Bora Bora troviamo qualcuno che ci noleggia il mezzo!ovviamente tutte queste operazioni sono molto più complesse perchè parlano solo ed esclusivamente francese).

Andiamo a mangiare subito, prima che chiuda (alle 18 è buio pesto, alle 20 chiude tutto), al famoso Snack Tonoi con tavolini in riva al mare, e andiamo al nostro bungalow, il Sunset Beach. Che dire, le foto qui sotto parlano da sole (ci siamo fatti anche una pasta nei giorni successivi, sempre perchè il pesce crudo con latte di cocco iniziava ad essere difficoltoso da digerire!).

Cocchi ovunque, il Fabry ha messo in atto la lezione imparata durante l'escursione a Bora Bora nella laguna, ovvero la tecnica di apertura del cocco!

A raiatea è possibile fare un paio di attività interessanti, il kayak sul fiume, che è stato molto bello per gli amanti del genere, e anche il trekking verso le tre cascate. Online si legge della necessità di affidarsi alle guide per arrivare alle tre cascate, ovviamente ce ne freghiamo e decidiamo di addentrarci nella giungla per cercarle per conto nostro, alla fine troveremo il sentiero...o forse no...

La risposta è no, non si trova il sentiero, dopo 2 ore ci siamo persi nella giungla, siamo stati quasi "attaccati" da un maialino selvatico, unico animale selvatico della giungla, e stava anche per diventare buio!Quindi, se si vuole fare trekking alle tre cascate, meglio prendere la guida!

Imperdibile anche il Marae Taputapuatea, il luogo di culto degli antichi polinesiani (in passato il tempio tradizionale più importante della Polinesia, che secondo molti emana ancora un intenso potere). Tutti i marae costruiti sulle altre isole dovevano incorporare una delle pietre del Taputapuatea come simbolo di fedeltà e di appartenenza spirituale. All’arrivo dei primi europei il marae era il centro del potere spirituale in Polinesia e la sua influenza si estendeva ben oltre i confini dell’isola: gli ari’i (capi) di tutto il mondo maohi (polinesiano), comprese le Isole Australi, le Isole Cook e la Nuova Zelanda, si riunivano in questo luogo per partecipare alle cerimonie più importanti.

Day 12 Tahaa

Da Raiatea partono le escursioni giornaliere per l'isola di Tahaa, per altro il giorno della nostra escursione è terribile, piove  a dirotto a Raiatea. Già mi immaginavo la giornata rovinata, e invece siamo stati molto fortunati perchè abbiamo navigato proprio lasciandoci alle spalle la tormenta e abbiamo avuto una giornata splendida!

Diverse sono le tappe dell'escursione a Tahaa:

- fattoria delle perle: abbiamo scoperto che le perle nere della polinesia non sono naturali, ma coltivate. Siamo caduti dal pero, ero davvero convinta che si trovassero le perle nelle enormi "ostriche" (La Pinctada margaritifera, che produce le perle di Tahiti, si trova in tutto il Pacifico). Un'ostrica adulta (speranza di vita: tra i 15 e i 30 anni) può pesare fino a 5 chili, ma le perle sono tutte quante coltivate, tranne poche piccole e irregolari! ci mostrano tutto il processo di coltivazione e ci spiegano come calcolare il valore di una perla.

Uno dei fattori principali per stabilire il valore delle perle coltivate di Tahiti è la dimensione. La maggior parte delle perle è compresa tra 8 mm e 14 mm. Raramente le perle crescono tra 16 mm e 18 mm di diametro. Alla fine degli anni '90, un esemplare è stato registrato di poco meno di 27 mm, il che è sbalorditivo ed estremamente raro. Meno del 50% di tutta la coltura delle perle di Tahiti è costituito da perle rotonde e tali gemme simmetriche hanno un valore molto più alto.

L'invenzione dell'innesto attribuita a un giapponese, Kokichi Mikimoto, tecnica che permette di far produrre a un'ostrica una perla. La prima perla (un mabe) fu raccolta l'11 luglio 1893 nella baia di Ago, in Giappone.
Tuttavia gli storici riconoscono che la paternità di questa arte dovuta ad un altro giapponese, Tatsuhei Mise, che ottenne la prima perla rotonda nel 1904. Un altro giapponese, Tokishi Nishikawa, ha scoperto questo segreto praticamente nello stesso periodo, ma bisognerà aspettare qualche anno prima che le sue tecniche diventino ufficiali: le due licenze di Mise e Nishikawa furono depositate nel 1907.
Nel 1908, Mikimoto depositò il suo brevetto, tre documenti che furono in qualche modo l'atto di nascita dell'innesto.
La tecnica arcaica di Mikimoto consisteva nell'avvolgere un piccolo nucleo artificiale in un pezzetto di tessuto del'ostrica e a infilare il tutto in un'altra ostrica.
Questo procedimento assai pesante ed un'operazione chirurgica traumatizzante per l'ostrica che riceve un corpo estraneo considerevole nel suo organismo. Di conseguenza la mortalità era elevata. La tecniche più leggere, che consistevano a introdurre solo un nucleo e un lembo del mantello, ottennero più rapidamente successo. Mise e Nishikawa avevano visto giusto dato che sono loro gli inventori di questa tecnica. Ma il loro collega ebbe il merito di capire molto rapidamente lo sbocco di questa attività e fu il vero promotore della perla di coltura, prima in Giappone e poi nel mondo intero.
È da sapere che nel 1914, Kokichi Mikimoto, intraprese dei lavori all'avanguardia su un'ostrica poco conosciuta, la... Pictada margaritifera.
Per perla "fine" si definisce una piccola sfera di carbonato di calcio, di aragonite per essere più precisi, formata da una bivalva confrontata a un corpo estraneo introdotto nel suo tessuto: questo intruso può essere semplicemente un granello di sabbia, o una particella che infastidisce l'animale; il mollusco, con una reazione di difesa, secerne intorno all'intruso un fine strato di aragonite, la stessa materia che compone la sua conchiglia. Questa secrezione effettuata con una rotazione permanente del corpo che viene isolato: da cui si ottiene una forma generalmente arrotondata.
La perla di coltura , al contrario, il frutto dell'intervento dell'uomo su una bivalva. Il tecnico dell'innesto introduce artificialmente un intruso nell'animale, per obbligarlo a mettere in opera il suo processo di difesa e a isolare questo corpo estraneo avvolgendolo di aragonite. La biglia introdotta artificialmente chiamata nucleo; in generale bisogna aggiungere un pezzettino del mantello di un'altra ostrica ed a partire di quest'ultimo che inizia la secrezione d'aragonite. Ci hanno spiegato che viene utilizzata una perlina fatta da un "sassolino" di carbonato che trovano nei loro fiumi, lo lavorano per dare forma di perlina, e innestata nella povera ostrica.

Una perla composta da oltre il 90% di aragonite pura. Se le perle e le conchiglie reagiscono in maniera così diversa alla luce perché in un caso la secrezione sferica e nell'altro orizzontale. Questo impilarsi di fini lamelle di aragonite (si contano un migliaio di strati in una perla di qualità) permette alla luce, del sole o artificiale, di giocare con questi micro-cristalli di aragonite e di determinare l'oriente di una perla.

Hanno sottolineato che, al termine della processo produttivo dell'ostrica, questa viene mangiata!

- secondo stop: fabbrica del rhum!essendo astemia non mi pronuncio, si tratta di un rhum a base di canna da zucchero

- terzo stop: piantagione di vaniglia. Siamo diventati esperti di vaniglia. Quella che siamo abituati a consumare in italia è la vaniglia del Madagascar o di Bourbon...mi sono presa un bigne ripieno di crema fatta con la loro vaniglia....anche no!ha un gusto totalmente diverso, quasi nauseante (sicuramente perchè non abituati). Molto buono invece il tonno, cotto, con salsa di vaniglia!

L'isola di Tahaa è particolarmente famosa per la coltivazione di vaniglia,  si tratta di una varietà di vaniglia che cresce solo qui e i cui fiori vengono impollinati a mano uno per uno, l’isola è piena di piccole coltivazioni.

La Vanilla Taitensis, la vaniglia locale, i polinesiani la ottengono dall’innesto di orchidee diverse provenienti dal Messico e dalle Antille. La coltivazione richiede un delicato e lungo lavoro: per ottenere i preziosi baccelli ogni orchidea viene impollinata a mano, fiore per fiore. La maturazione del baccello richiede un tempo molto lungo, nove mesi, quindi servono altri sei mesi dopo la raccolta perché sia pronto per passare alle fasi successive, come l’essiccazione e la fermentazione.

- ultimo stop del tour: oltre allo snorkeling sempre con gli squali oltre il reef e con le razze (sembra quasi qualcosa di scontato!), ci siamo fermati al motu davanti al quale è presente il Tautau coral garden. Un giardino di corallo che termina con una specie di corridoio sommerso con una corrente che ti porta fino alla fine del corridoio che si riapre sulla laguna.

E' proprio nella laguna che abbiamo avvistato una murena gigante....che ci ha puntato, è uscita dalla tana, si è diretta verso di noi, mi stavo per infartuare...poi ha deciso che non ero così interessante, mi ha schifata e ha deviato a sinistra, per fortuna!

Che dire, escursioni NECESSARIA!Prenotata da manawa.com

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Day 13 e 14 Huahine

Prendiamo la macchina (tutto prenotato, dormiremo in auto!) e via all'esplorazione dell'isola delle donne (questo significa Huahine), questo perchè il monte dell'isola pare abbia un profilo simile a una donna incinta sdraiata!

Per l'esattezza, il nome dell’isola, in lingua tahitiana significa letteralmente ‘’sesso’’ e deriva dalla forma dell’isola che, vista dall’alto, ricorda quella dell’organo sessuale femminile.

È però chiamata ‘’isola delle donne’’ per via del profilo che le sue alture creano e che finiscono per somigliare al profilo di una donna sdraiata di schiena che è possibile vedere godendo, nel frattempo, di un fantastico panorama.

È composta da due isole Huahine Nui (Grande) a nord e Huahine Iti (Piccola) a sud, ma unite da un piccolo stretto di mare che durante la bassa marea lascia solo una lingua di sabbia a separare le isole, collegate tra loro da un ponte.

Secondo la leggenda le due isole furono separate dal dio Hiro che con la sua piroga (canoa caratteristica del posto) delimitò un confine, durante una burrascosa tempesta.

I primi europei a giungere a Huahine furono, nel 1769, James Cook e i suoi uomini. I polinesiani avevano abitato l’isola per migliaia
di anni prima dell’arrivo degli europei: scavi archeologici condotti a nord di Fare hanno portato alla luce alcune tracce dei più antichi
insediamenti delle Isole della Società.

Interessante  è la visita dei siti archeologici a Maeva, percorrendo tracciati di trekking sul Monte Tapu a Huahine Nui o sul Monte Pohue a Huahine Iti.

Durante una cena sul porto della cittù principale, di Fare, abbiamo anche incontrato i Mahù: sin dal principio della storia tahitiana, la tradizione voleva che, nelle famiglie numerose senza figlie femmine, un figlio venisse cresciuto come se fosse una bambina; stando a casa, vestendosi con abiti da donna, prendendosi cura dei bambini e occupandosi delle faccende domestiche. Questo figlio prendeva il nome di Mahù.
Nella Polinesia pre-coloniale i Mahù venivano addirittura considerati delle divinità, con veri pregi, dato che possedevano sia doti tipicamente femminili, sia maschili. Ad oggi si ipotizzano tre motivi principali per cui questo fenomeno accadeva: preservare qualche ragazzo, dato che molti perdevano la vita in scontri tra clan, avere un aiuto in casa e controllare le nascite.
Una volta adulti, i Mahù, si comportavano esattamente come le donne; si facevano tatuare il corpo in zone come caviglie e fondo schiena. Spesso venivano assunti nelle case degli Arii, principi e capi clan, come maggiordomi di fiducia.

Inoltre con l’arrivo dei marinai e militari occidentali, alcuni Mahù hanno cominciato ad atteggiarsi in modo provocante, iniziando così a prostituirsi. I polinesiani identificano queste persone con il nome di rae rae. Quest’ultimi, contrariamente ai Mahù, rigettano il loro sesso, fanno cure ormonali per cambiare il proprio corpo e spesso si allontanano dalla famiglia originaria, vivendo in modo più emarginato.
I Mahù, invece, sono socialmente riconosciuti in quanto la loro figura ha radici profonde nella storia tahitiana e, non sono necessariamente omosessuali.

Come puoi capire, a Tahiti non c’è alcun problema di identità di genere; ulteriore conferma di ciò è il concorso di bellezza “Miss Vahine Tane” che si svolge ogni anno tra i mesi di agosto e settembre, in cui si nomina il rae rae più bello… O più bella!

la tradizione dei Mahù ha origini antichissime; anche il celebre artista Paul Gauguin, quindi, nel lontano 1891 entrò in contatto con questa realtà.

Sbarcato a Tahiti da perfetto bohémien borghese, con vestiti stravaganti e capelli lunghi, fu scambiato dagli abitanti locali proprio per un Mahù!
Questo terzo genere è stato poi ripreso in vari dipinti del pittore, tra cui “Tre Tahitiani” del 1899.
Qui, Gauguin, ritrae esplicitamente l’ambiguità sessuale, raffigurando sulla destra una persona dalle sembianze femminili ma con tratti decisamente mascolini (se paragonati a quelli della donna di sinistra) che probabilmente rappresenta un Mahù.

Fatta questa digressione, che comunque ritengo molto affascinante, parliamo di Huahine: ovviamente scorci molto belli, il mare sull'isola principale è meno bello sicuramente di Bora Bora, ma questo è vero anche a Raiatea, in queste due isole bisogna andare a fare il bagno nei vicini motu se si cercano i colori di Bora bora. A raiatea per ovviare abbiamo fatto l'escursione di un giorno a Taha, invece a Huahine, in tutta onestà, ci è andato bene anche un bagnetto rinfrescante nella spiaggia vicino al sofitel abbandonato che comunque aveva la sua bella dignità, i pesci ci sono comunque!

Una volta presa auto all'aereoporto, ci si imbatte subito nella cittadina di Fare, anzi nel villaggetto, ovviamente in queste isole è tutto relativo, e subito dopo il Lake Maeva, che si chiama così anche se non è un lago, ma comunque carino costeggiarlo! 

interessante di Huahine è stata la parte "archeologica": il Marae è un luogo sacro che serviva sia per eventi sacri che sociali nelle società polinesiane pre-cristiane. Marae Manunu e Maeva, Anini, sono molto vicini tra di loro, interessante la salita sulla collina di Matairea, si cammina nella giungla incontrado diversi Marae, sembra di essere Indiana Jones!Questa isola raccoglie la maggior parte dei Marae della polinesia francese. 

Per arrivare ai templi, passiamo per il villaggio di Faie, dove scorre un rigoletto con delle anguillone sacre dagli occhi blu!sono blu davvero!Nonostante vivano in acqua, sono in grado di uscire dall'acqua per cercare il cibo, insomma è possibile vederle strisciare sulla terra ferma!Perchè sono sacre?i locals credono che mantengano su questa terra gli spiriti degli isolani deceduti (da qui questi occhi blu!)

Se si osserva nell'acqua, quando si passano i ponti, si può anche notare il vecchio sistema di pesca: sono delle trappole che sono presenti da centinaia di anni e ancora vengono usate. Le rocce vengono poste sul fondo a dare una forma a V, intrappolando i pesci dalla coda, il pesce inizia a nuotare lungo le rocce fino a che non arriva ad un bacino circolare, dal quale i locals non fanno altro che raccogliere il pesce.

Insomma, anche una giro in auto per il perimetro dell'isola, che è molto piccola, sempre in meno di un'ora è possibile girarla, vale la pena, un pò come Raiatea, gli scorci, la giungla, i colori del mare!

Abbiamo mangiato tutti i giorni da Chez Tara (non prende carte di credito!), fanno la domenica il pasto tipico polinesiano (ma noi non eravamo li di domenica) ma’a Tahiti, ma fanno anche i granchi del cocco (È un paguro terrestre famoso per la sua abilità di rompere le noci di cocco con le sue forti chele per mangiarne il contenuto).

Day 15 Tahiti

Day 16-17-18 Moorea

Arriviamo a Moorea dopo aver noleggiato l'auto all'aereoporto di Pappete, prendiamo il traghetto e, come tradizione, ci dirigiamo verso il nostro hotel di fiducia ogni volta che passiamo da Moorea (ci sarei tornata anche solo per dirlo!). E siamo stati anche parecchio fortunati. A parte il coprifuoco (alle 21 per tutta la vacanza era necessario tornare in hotel, ma tanto non ce ne siamo mai accorti, a quell'ora dormivamo già da un pò!), ecco che scatta il temibile lockdown!esatto, è domenica, e da quella settimana, tutte le domeniche sono in lockdown, il che vuol dire che non si può uscire dalla propria casa/hotel, non si può andare in spiaggia...che culo!unica notte in watervilla quando?durante il lockdown!quindi bellissimo!arriviamo alla nostra watervilla, ci piazziamo sul nostro "pontile" privato e ci buttiamo in acqua!perchè in spiaggia non si può andare, ma buttarti in acqua dalla watervilla sì!

I giorni successivi li abbiamo passati girando a piedi l'isola, oltre che facendo bagni nella laguna (La spiaggia di Ta’ahiamanu che è l'unica pubblica), abbiamo fatto trekking dal punto panoramico della montagna magica dentro la giungla e mangiato, dovevo provarlo, il granchio dei cocchi!

viaggiando in auto uno stop al villaggio di PaoPao e nel parcheggio sulla bai di Cook (anche se Cook non ci è mai stato!), ma sopratuttto il belvedere di Toatea, dal quale si può vedere la spiaggia migliore dell'isola (quella con il Sofitel!) di Temae.

anche a Moorea è possibile fare degustazione di rhum alla distilleria, abbiamo concluso la nostra avventura polinesiana così!

D'obbligo fare la via dell'ananas e magari fermarsi al Liceo Agricolo o comunque a un baracchino per prendersi alcune ananas!

Day 19 Tahiti

Ritorno da Parigi

atteriamo e facciamo due cose: prima di tutto andiamo in Spagna a San Sebastian a mangiare la carnazza, tappa obbligata e sempre bella città, seconda cosa, ci fermiamo a Carcassone, per gli stessi motivi di prima, per mangiare e fare un giretto per la città medioevale (bellissima)!

Quindi come ultima tappa Palazzo Cheval, costruito alla fine dell'Ottocento da un postino francese di nome Ferdinand Cheval, rappresenta un particolare esempio di architettura naïf, me ne avevano parlato molto bene, quindi perchè no!

L'origine di questa curiosa opera architettonica risiederebbe in un fatto, apparentemente banale, che accadde al suo autore: Ferdinand Cheval. Secondo quanto da lui riferito,camminando nei paraggi del terreno dove in seguito sorse l'edificio, inciampò in una pietra dalla forma particolare e articolata. Egli la raccolse e le diede il nome di «pierre d'achoppement» (pietra d'inciampo). Ritornato sul luogo dove l'aveva trovata, scoprì che il terreno ne conservava molte altre dalle forme simili; la particolare morfologia naturale di questi massi lo avrebbe incuriosito e stimolato al punto di collezionarli sistematicamente, formando una vasta raccolta che in seguito lo portò a costruire, da vero e proprio architetto autodidatta, il suo "palazzo immaginario".

Questa sua passione non passò inosservata anche perché, durante il suo consueto itinerario di postino, Cheval era solito raccogliere pietre ovunque e riporle nelle tasche o nella borsa a tracolla che portava con sé;[5] presto gli abitanti di Hauterives lo considerarono una persona quanto meno eccentrica.

Pur senza avere nozioni di architettura e dei materiali da costruzione, per ben 33 anni Ferdinand Cheval trascorse molte ore del suo tempo libero a realizzare autonomamente il suo sogno, talvolta anche di notte, rischiarato soltanto dalla fioca luce di una lampada a petrolio. La realizzazione dell'edificio iniziò nel 1879 e inizialmente si dedicò a quella che in seguito divenne la facciata orientale; l'opera di costruzione proseguì a più riprese e venne terminata nel 1902

Effettivamente merita assolutamente una visita!

Prossima destinazione per la polinesia, le isole più remote!

Da li passeremo per le isole cook e per la nuova zelanda, vedremo solo quando!

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Maupiti: la polinesia di una volta

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