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Myanmar + BK

"Adesso basta, ho una certa età. Basta bettole da 4 euro per stanza a notte e basta scali indecorosi"

Ok ok, la prima parte della mia promessa è stata mantenuta. Sulla seconda sono caduta di nuovo!

Ed ecco che mi faccio convincere a prenotare un comodo volo Milano - Mosca partenza 21 aprile ore 00:30 e arrivo a Mosca ore 5:00, scalo di 14 ore a Mosca (e quindi senza poter uscire dall'aereoporto), partenza da Mosca ore 18 e 30 arrivo a BangKok ore 8 e 30 del 22 aprile.

Un giorno a Bangkok

Partenza con AirAsia per Mandalay il giorno 23 aprile 2019 ore 10 del mattino.

"ma perchè mi faccio sempre convincere", ok in questo modo invece di spendere quasi 900 euro di volo per Mandalay ne abbiamo spesi 450. Ok si tratta della metà. "ok", ragionandoci la mia anima brianzola mi porterà molte altre volte a comprare voli di questo tipo. Insomma sono 450 euro in meno a testa!!Mica bruscoli!!

Detto questo con i soldi risparmiati il giorno 19 aprile 2019 ho prenotato la vacanza di capodanno 2020-2021 (dato che le vacanze estiva 2019 e di capodanno 2019-2020 sono già state prenotate). In effetti con il senno di poi abbiamo fatto bene!Per fortuna ero talmente stanca che, atterrata a Mosca alle 5, mi sono sdraiata su una comoda poltrona e ho ripreso i sensi solo alle 11.

Per informazione, l'aereoporto di Mosca è dotato di diversi "mini hotel" stile loculo economicissimi, tipo anche 6 euro a ora, per chi volesse farsi un pisolino comodo. L'avessi visto prima di incriccarmi sulla poltrona...in ogni caso 6 ore le ho dormite, 3 ore tra pranzo e definizione di itinerario, 1 ora ad aggiornare questo sito, sono or ora le 15 e 20, mancano solo 2 ore e mezza alla partenza!!

Partenza 21 aprile, ritorno 29 aprile, costo totale 1000 euro a testa.

DOVE DORMIRE

A BangKok, utile scalo per l'economicissima e precisissima AirAsia, ho deciso di fare la "sciura" e di prenotare al Navalai Hotel. In realtà nulla di costoso, con 40 euro a notte ce la si cava, ma decisamente over il mio standard!D'altra parte la prima parte della mia promessa doveva essere mantenuta: niente più bettole! Si trova in zona strategica vista lago, vicino a Kaho San Road e al Palazzo Reale.

MYANMAR

In generale ho optato per resort e hotel tutti molto belli, di fascia non eccessivamente alta, per dire 50-60 euro a notte. Questo per due motivi: uno sempre il sopracitato mantenimento della promessa, due la mancanza di tempo. Ovviamente staremo in Myanmar 5 giorni e in questi 5 giorni dobbiamo vedere Mandalay e d'intorni, Bagan, Lago Inle. Avevo bisogno di supporto immediato dall'albergo. Non che in strutture più low profile questo non sarebbe stato garantito, ma non volevo rischiare. E poi...con poche lire mi sono prenotata posti da sogno, soprattutto sul lago!

MANDALAY My home hotel

zona centrale, ci hanno organizzato al volo un giro all'alba con un driver per vedere le attrazioni principali fuori da Mandalay e assicurarci di tornare in tempo per prendere il bus per Bagan.

BAGAN

Amazing Bagan Resort, bungalow suite.

Anche in questo caso ci è stato possibile prenotare in anticipo motorino elettrico per girare tra i templi (inizialmene avevo optato per una bicicletta...per fortuna ho cambiato idea) e il driver per lo spostamento successivo.

LAKE INLE

Myanmar Tresure Resort Inle

SPOSTAMENTI

Da aereoporti a hotel in taxi (poco costosi e più veloci)

A piedi a Mandalay e con tuk tuk per girare fuori da Mandalay 

Da Mandalay a Bagan avrei voluto prenotare il traghetto, purtroppo siamo in stagione secca e i traghetti non partono. Quindi ho prenotato un bus da Myanmar bus ticket online.

Bagan:motorino elettrico

Da Bagan a Inle avevo prenotato un bus notturno, partenza ore 20 e arrivo ore 4....unico che parte nel pomeriggio sera. Mi sono detta: "mi sveglio all'alba per vedere i templi, ore delle 20 cosa faccio?" Quindi ho chiesto all'albergo di prenotarmi un driver per questo trasferimento. Costo 100 dollari a driver contro i 30 dollari diviso due del bus. 

Inle: ovviamente tour via barca e il secondo giorno in bicicletta. 

Rientro Inle- Mandalay con bus notturno partenza ore 20 arrivo ore 4 oppure driver sempre per 100 dollari

DOVE MANGIARE

Shan Ma ma a Mandalay

Jok Phochana a BangKok

DAY 1 BAGKOK

8:30 landed in BK, taxi per il nostro hotel sul fiume, si lasciano giù i bagagli e via!

Scendiamo fino al palazzo reale senza entrarci (già visitato nel 2012), vorremmo fare un bel giro rilassante , ma le temperature davvero sono ingestibili!meglio il relax per rifarsi poi la sera!

Uscita serale per cibo a Kaho San Road, vicino almeno!

DAY 2 MANDALAY

Si atterra alle ore 12 e direttamente ci facciamo portare dal taxi alla Kuthodaw Pagoda. Da notare, fa un caldo pazzesco, un bel caldo umido, ma sempre meglio di quanto patito a Bangkok, almeno è possibile andare in giro a mezzogiorno!

Mandalay è una antica città della Birmania (ora Myanmar), conosciuta per ospitare alcuni tra i templi buddisti più belli ed importanti di tutto il Paese, visitati da migliaia di fedeli che arrivano fin qua in pellegrinaggio da molti angoli del sud-est asiatico. Il tempio di Mahamuni ospita una delle più preziose statue di Buddha di tutto il Myanmar, mentre la pagoda di Kuthodaw è presente nel guinness dei primati, in quanto contiene il libro più grande del mondo.

E’ infatti costituita da uno stupa centrale e da 729 lastre di marmo che riportano ciascuna una pagina del Tripitaka ovvero delle scritture classiche buddhiste.

Credo sia importante sottolineare che il re Mindun lo fece costruire, tra il 1860 ed il 1868, allo scopo di lasciare in eredità ai posteri il messaggio di cui è appunto portatore.

Con l’arrivo degli inglesi è stato interdetto l’accesso alle pagode, così come a tutti i luoghi di culto. Fu solo grazie all’intervento della Regina Vittoria, che aveva promesso di rispettare ogni fede professata all’interno dei confini del suo impero, che la Kuthodaw Paya fu riaperta ed in seguito anche ristrutturata, poiché saccheggi e danneggiamenti non sono affatto mancati.

La vicina Sandamuni Paya, risalente al 1874 e anch’essa voluta dal re Mindun, con le sue 1774 lastre di marmo, rappresenta i commenti al Tripitaka, e di fatto è un’estensione della Kuthodaw Pagoda.

Palazzo Reale: è stato costruito nel 1860, completamente in legno di teak, per volere del re Mindun. Si dice che il sovrano volle rispettare il volere del Buddha il quale, nel salire l’originaria collina, avrebbe predetto che 2400 anni dopo qui sarebbe sorta una grande città. Oltre a quest’ultimo vi risiedette però solamente il re Thibaw, perché già nel 1885 il regno fu conquistato dagli inglesi.

Il palazzo andò completamente distrutto nel corso della II Guerra Mondiale, durante uno scontro che vide da un lato l’esercito britannico e dall’altro quello giapponese. Ricordate dunque che ciò che vedrete è in realtà una ricostruzione risalente agli anni novanta.

Osservando la mappa di Mandalay, si individua immediatamente il quadrato del palazzo reale circondato da un’alta cinta muraria.

Gli oltre quaranta edifici che compongono il complesso si trovano all’interno di imponenti mura merlate, accessibili solo dalla porta Oo Teik ovvero quella rivolta verso est.

Una volta entrati, soffermatevi sulla sala del trono e pian piano scoprite tutte le altre sale; prima di andare via salite sulla torre di guardia per avere una visione d’insieme del complesso. Avevo letto della necessità di lasciare il passaporto all'ingresso, in realtà questo non è avvenuto!

Facciamo un salto indietro nel tempo. 28 novembre 1885: si era in piena terza guerra anglo-birmana e in quel fatidico giorno gli inglesi occuparono il palazzo reale mettendo fine al regno di Birmania: il re Thibaw, la regina Supalayat e l’intera famiglia reale vennero fatti prigionieri ed esiliati in India.

Quel giorno, prima che gli inglesi riportassero la calma in città, il palazzo fu saccheggiato. “La gente si fermava a toccare i pannelli tempestati di giada. Un uomo si inginocchiò a colpire le tavole di legno con una pietra, cercando di staccare le decorazioni. La sala [delle udienze] era molto grande, con pareti e colonne rivestite di migliaia di frammenti di vetro. Lampade a olio ardevano appese ai muri e l’intera stanza sembrava in fiamme … ovunque c’era gente indaffarata, uomini e donne armate di asce e coltelli … estraevano le pietre dure incastonate nel pavimento di marmo; usavano armi da pesca per estrarre gli intarsi d’avorio da cassapanche di legno di rosa laccato … un uomo scrostava con una mannaia le dorature del telaio di un’arpa birmana e una donna scalpellava furiosa i rubini dagli occhi di una bronzea creatura leonina di guardia all’ingresso…  La famiglia reale trascorse la notte in uno degli edifici più isolati del vasto complesso, la Palazzina dei giardini, un piccolo padiglione circondato da laghetti, canali e aiuole rustiche. Il giorno seguente, re Thibaw sedette sulla veranda in attesa del portavoce britannico, colonnello Sladen. Indossava la fascia regale e un gaungbaung bianco, il turbante del lutto”: questa la descrizione di Amitav Ghosh nel suo avvincente romanzo Il palazzo degli specchi (Neri Pozza editore, 2007), sulla saga dell’ultima famiglia reale birmana.

Re Thibaw, figlio del grande Mindon, fu l’ultimo re birmano. Gli ultimi discendenti della grande dinastia Konbaung vivono ancora in India.

DAY 3

Ponte U Bein 

Prendiamo un tuk tuk dal nostro hotel a Mandalay, forse la via più facile per muoversi per brevi tragitti (con brevi intendo fino a una oretta di viaggio).  Questo ponte in tek è lungo 1.2 km e attraversa il lago fino all’antica capitale di Amarapura (abbiamo volontariamente evitato il tramonto,come consigliato normalmente, per evitare la fila di turisti sul ponte, per fortuna praticamente eravamo da soli!).

Amarapura è un piccolo sobborgo non distante da Mandalay, a poco più di una decina di chilometri, raggiungibile percorrendo strade abbastanza scorrevoli. In effetti è quasi un quartiere periferico della grande città, ma si trova in una zona tranquilla e immersa nella vegetazione. E’ una cittadina che si affaccia sulle sponde del lago Taungthaman, che verso nord disegna un semicerchio quasi perfetto, con un profilo che si assottiglia decisamente verso il centro, dove le coste dei due versanti si avvicinano molto, quasi a congiungersi. Un lago poco profondo, che d’estate appare tranquillo e placido ma che durante la stagione delle piogge aumenta di vari metri il proprio livello.

Il ponte in legno di teak unisce le due sponde più vicine. Alle estremità del ponte, poco distante dalla riva del lago, vi sono il Monastero Haha Ganayon e la pagoda Kyauktawgyi.

ulle sponde del lago si notano decine di imbarcazioni colorate tirate in secca. L’U Bein Bridge sembra altissimo. Questo avviene perché siamo nella stagione secca e il livello dell’acqua è molto basso. Dopo la stagione delle piogge le cose cambieranno e l’acqua arriverà a lambire la passatoia in legno coprendo quasi interamente i piloni.

L’U Bein Bridge è lungo e verso il centro curva girando un po’ verso nord. Ogni 300 metri ci sono degli slarghi coperti con alcune panche per riposare all’ombra. Qui ci sono venditori di cartoline o di altri souvenir.

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Inwa e Sagaing

Ava (Inwa) con la barca e poi gita in calesse per vedere il monastero in Teak intarsiato con pavoni e fiori di loto( Bagayakyaung monastero ), la torre pendente Nanmyin e il monastero di stucco Maha Aungmye Bonzan.

Qui abbiamo imparato una lezione importante: prima di salire sul calesse, una local ha cercato di venderci dei souvenir, è stata piuttosto insistente e quindi, per la disperazione, le abbiamo detto "forse dopo".

Non l'avessimo mai fatto. Ci ha letteralmente inseguiti per tutto il viaggio in calesse fino al monastero, dentro il Monastero, di nuovo durante il viaggio verso la torre pendente...alla fine per disperazione le abbiamo dato due lire, pur di non averla più appresso. Stiamo parlando di almeno 40 minuti di inseguimento!!!quindi l'insegnamento è: fermezza nel dire di NO!

Quindi, Ava è un'isoletta situata nei dintorni di Mandalay, facilmente accessibile in taxi, o tuk tuk come noi, fino all'imbarco e poi in traghetto.

Ava è stata per quattro volte la capitale del regno di Birmania. Dal 1364 al 1841: tale la sua importanza che, nel passato, ci si riferiva alla Birmania chiamandola Regno di Ava. 

All'arrivo sull'isola, i tanti calessi che attendono i turisti propongono prezzi spesso elevati. Se vuoi un consiglio: non esitare ad allontanarti di qualche metro dalla folla e tratta il prezzo. 

Dopo aver attraversato piantagioni di banane, si scoprono monasteri e rovine archeologiche tra le quali ho passeggiato. C'è anche un tempio, interamente in legno.

Monastero di Bagaya Kyaung: sicuramente uno dei più interessanti, costruito in teak nel 1834. A volte è possibile osservare i monaci insegnati e i giovani monaci allievi intenti nello studiare e recitare i testi del Buddhismo Theravada.

Yadana Hsmee Pagoda: piccolo sito buddhista nella giungla, circondato da risaie.

Monastero di Maha Aungmye Bonzan: particolare per il colore ocra della facciata a differenze delle altre costruzioni dello stesso periodo che sono in mattoni rossi (1818).

Nanmyin tower: un'altra delle poche testimonianze del complesso di palazzi reali, danneggiato dal terremoto del 1838, non è visitabile internamente, tra tutti i siti forse è quello che ho ritenuto meno interessante.

DAY 4

Da Mandalay prendiamo un bus comodissimo fino a Bagan (5 ore), l'avrei fatto volentieri anche in barca (10 ore), ma siamo nella stagione secca e non è possibile!peccato!

BAGAN

Bagan è conosciuta soprattutto per ospitare, nel raggio di un'ampia valle, circa 4000 templi costruiti tra il IX ed il XIII secolo d.C, dei quali 2200 ancora in ottimo stato di conservazione. Un cartello avvisa i visitatori, soprattutto i turisti, di vestire in modo rispettoso ("No Spaghetti Blouse") e di non indossare scarpe o calzini quando si cammina dentro o sopra il tempio. A tal proposito, durante un tour a Bagan (come nelle altre città del Myanmar) si consiglia di portare un paio di infradito, così da rendere agevole e veloce la rimozione delle calzature prima della visita di un qualunque luogo di culto.

Abbiamo deciso di visitarla in motorino...attenzione a questi maledetti mezzi a due ruote!dopo meno di un'ora si è fermato e abbiamo dovuto spingerlo!! 

I templi più importanti sono quelli di Ananda, il Thatbynnyu, quello di Htilominlo e lo Shwezigon che, con la sua elegante cupola dorata a forma di campana, diventò il prototipo di tutti gli stupa del Myanmar. Il sito è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Anche Marco Polo rimase colpito dalla suggestiva bellezza di Bagan, che descrisse con queste parole:

“Il re ha voluto costruire queste torri per celebrare la sua magnificenza e per il bene dell’anima sua e vi dico che a vederle sono le più belle cose al mondo e quelle di maggior valore”.

Il tempio di Ananda è considerato uno dei capolavori dell’architettura Mon. Conosciuto anche come il più fine, più grande, meglio conservato e più riverito dei templi di Bagan, fu costruito intorno al 1105 dal re Kyanzittha. Durante il terremoto del 1975, subì notevoli danni ma fu completamente restaurato e nel 1990, nel 900 ° anniversario della costruzione del tempio, le guglie del tempio furono dorate.

C’è una leggenda secondo cui c’erano 8 monaci che un giorno arrivarono a palazzo chiedendo l’elemosina e raccontarono al re che una volta vivevano nel tempio della grotta di Nandamula in Himalaya. Il re fu affascinato dal racconto e  i monaci con i loro poteri meditativi mostrarono al re il mitico paesaggio del luogo in cui si trovavano prima del loro arrivo. Il re Kyanzittha fu affascinato dalla vista e decise di  costruire un tempio che sarebbe stato il più ammirato nel mezzo delle pianure di Bagan. La struttura del tempio è quella di un semplice tempio a corridoio. La piazza centrale quadrata con lato di 53 metri mentre la sovrastruttura si eleva in terrazze fino a 51 metri dal suolo. Le vie di accesso rendono la struttura una croce perfetta, ogni entrata è coronata da uno stupa finial (pinnacolo). Al centro del tempio, quattro Buddha in piedi di 9,5 metri rappresentano i quattro Buddha che hanno raggiunto il nirvana.

Situato a nord-est di Old Bagan, è uno dei templi più imponenti di Bagan. Fu commissionato nel 1218 dall’omonimo sovrano. Htilominlo era uno dei cinque figli del sovrano Narapatisithu e quest’ultimo, per scegliere quale tra i suoi figli sarebbe stato il prossimo sovrano del regno, li dispose in cerchio e fece ruotare un ombrello che si fermò fortunosamente indicando Htilominlo, che non poteva regnare essendo il più giovane,  ma la fortuna….forse un po’ spinta lo indicò…. Il Tempio fu realizzato in mattoni e rivestito interamente con stucco. Presenta  quattro ingressi, uno per lato, posti in corrispondenza dei principali punti cardinali.  L’estremità superiore del Tempio è caratterizzata da una Sikhara (struttura ornamentale tipica dell’India settentrionale)  alla sommità del quale c’è il tradizionale pinnacolo ornamentale a spire concentriche (Hti) L’interno della struttura è caratterizzato da una serie di corridoi che conducono al santuario principale, ognuno dei quali è ornato con immagini del Buddha.

DAY 5:

Chiediamo per un autista che ci porti da Bagan al lago Inle (6 ore e 30), per 80 dollari ce lo portiamo a casa! Arriviamo ovviamente distrutti, per fortuna l'hotel su palafitte è decisamente notevole, anche perchè il giorno dopo ci aspetta una giornata piena!

Il lago Inle è la base ideale per varie escursioni in giornata verso le numerose attrazioni presenti nei dintorni e sul lago stesso: con una profondità media di 2 metri, il lago Inle ha acque basse e calde, che favoriscono la crescita di una fitta vegetazione e la formazione di isolotti di detriti e radici. Su di essi, nel tempo, sono sorti 17 villaggi galleggianti, con case costruite su palafitte, collegati tra loro da canali percorribili con canoe e piccole imbarcazioni a motore.

Il clima sul lago Inle è ideale per la coltivazione di fiori, verdure e frutta di ogni tipo. I famosi orti galleggianti producono cibo tutto l’anno: riso, soia, pomodori, fagioli, cavoli, meloni, papaie, banane. Le piattaforme galleggianti, ancorate al fondo del lago con pali di bambù, sono costituite da ammassi di radici di giacinti che trattengono terra e detriti paludosi.

Le acque del lago sono molto calme, eppure i canali sono intervallati da piccole dighe di canne di bambù che controllano il livello delle acque.

Il tour in programma per prevede la visita al villaggio di Indein con la sua omonima pagoda di Shwe Indein, prima di osservare i pescatori del lago Inle al lavoro. 

I pescatori Intha, l’etnia locale dominante, sono famosi in tutto il mondo per il loro singolare modo di pescare: in piedi a poppa della barca, si reggono con una sola gamba mentre con l’altra tengono il remo. Questo libera le braccia dal compito di spingere la barca e consente di tenere in mano le reti da pesca. Anch’esse sono davvero peculiari: le reti infatti vengono tese su telai di bambù a forma di cono e lasciate cadere sul fondo del lago per catturare lo nga-hpein, la carpa tipica del posto. I pescatori inseriscono poi una lancia sulla punta del cono e trafiggono la preda intrappolata nella rete.   

Quando non pescano e non coltivano, i circa 130.000 abitanti del lago si dedicano all’artigianato. Gli uomini realizzano oggetti di ceramica, argento e ottone, mentre le donne tessono la seta di importazione cinese, di cui fanno stoffe per abiti e borse.

Ci portano nel villaggio di Inn Paw Khon, dove è possibile vedere la tradizionale lavorazione del tessuto di loto su telai in legno: le donne estraggono a mano le fibre dai gambi del fiore di loto. Per formare un solo filo vengono uniti i filamenti di 3-5 gambi. Questo viene poi filato e tessuto a mano utilizzando i telai di legno tradizionali.

La pagoda di Shwe Indein, alla periferia del villaggio omonimo di Indein, consiste in un complesso di centinaia di antichi stupa (stutture sacre che contengono reliquie inerenti la religione Buddista) costruiti a partire dall'VIII secolo d.C., anche se attualmente i più antichi pare siano risalenti a non prima del XIV secolo.

In generale ogni tour su barca si ferma, come sempre, in negozi di souvenir...odio questa parte dei tour guidati, a poterlo fare girerei solo in autonomia!oltre tutto mi ha fatto sorridere il fatto che le donne nei negozi, appena di hanno viste entrare, si sono subito messe i famosi anelli al collo...vabbè tralascio questi dettagli, il panorama rimane notevole.

Teoricamente esistono ancora in Birmania le donne con anello al collo, ma sicuramente non è tramite questi tour che si potranno ammirare: la tribù dei Kayan Lahwi, anche conosciuti come Padaung, è la tribù le cui donne hanno questa tradizione, "l'allungamento del collo". Questa tribù appartenente al gruppo Kayan, a sua volta un sottogruppo dei Red Karen, una minoranza etnica di lingua tibeto-birmana, è infatti nota per un peculiare accorgimento estetico adottato dalle loro donne, ovvero indossare numerosi anelli attorno al collo, in realtà una spirale d ottone, che causano una deformazione fisica che risulta, visivamente, in un collo straordinariamente lungo.  Questa caratteristica ha conferito loro vari soprannomi, da donne giraffa a donne cigno , ma sorprenderà forse sapere che in realtà non è il collo ad allungarsi, bensì le spalle a scendere e le clavicole a deformarsi a causa del peso degli anelli che viene progressivamente aumentato nel corso della vita della donna.  

Le origini di questa tradizione sono aperte a discussione, con teorie anche totalmente antitetiche, come quella per la quale gli anelli sarebbero dovuti servire a rendere le donne meno attraenti e quindi a ridurre il rischio che venissero rapite come schiave, e quella per la quale invece gli anelli servirebbero a rendere le donne più attraenti, esagerando un tratto femminile come il collo sottile.  Altre teorie identificano lo scopo degli anelli nella protezione dai morsi degli animali selvatici (protezione che potrebbe nel caso essere da intendersi tra il letterale e il figurato) o nella volontà di evocare una rassomiglianza con il drago, creatura importante nell immaginario della tribù.

 Solitamente le bambine cominciano ad indossare la spirale di anelli intorno ai cinque anni e con il passare del tempo essa viene poi sostituita con altre più lunghe e pesanti.  L'adozione degli anelli sarebbe volontaria e non imposta, e a giudicare dal trend attuale sembra che questa tradizione sia destinata se non a scomparire certo a ridimensionarsi, con sempre più donne che scelgono di non far indossare la spirale alle bambine e di rimuovere la propria.

Finito il giro torniamo al nostro hotel, contrattiamo per un autista per tornare a Mandalay per un altre 6 ore buone di viaggio al costo di 80 euro, e via diretti verso casa.

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